Hermann Hesse, Viaggio in India-Racconti indiani

“E infine mi recai, nell′estate del 1911. addirittura in India”, ha scritto Hesse nelle sue memorie. Nei primi anni di questo secolo il fascino esotico dell′oriente esercitò una grande influenza sulla cultura europea. Ma per lo scrittore quel viaggio aveva radici più profonde: la madre nata in India, i racconti del nonno materno, un famoso pastore che aveva predicato a lungo in quel paese, e, soprattutto, il suo profondo interesse per la filosofia e le religioni orientali. Il viaggio di Hesse durò circa tre mesi: partito da Genova il 7 settembre rientrò in Europa qualche giorno prima della fine dell′anno. Quel mondo, che lasciò nel suo animo tracce indelebili, gli ispirò pagine ricche del fascino di un′atmosfera carica di magia: racconti, storie, diari di viaggio, raccolti nel presente volume.

“La mia via verso l′india non passava per navi e ferrovie, ma attraverso magici ponti che dovetti io stesso trovare” (Hermann Hesse)

Abbandonati gli studi teologici, Herman Hesse lavorò come meccanico e poi come libraio; nel 1904 si stabilì sul lago di Costanza, dedicandosi all’attività letteraria. Nel 1911 compì un lungo viaggio in India e nel 1921 prese la cittadinanza svizzera. Fu insignito del premio Nobel nel1946. Il romanzo che lo rivelò fu “Oeter Camenzind” (1904), una storia pervasa di idillica malinconia. Seguirono “Sotto la ruota” (1906) e diversi volumi di novelle. Gli avvenimenti della prima guerra mondiale produssero in lui una violenta crisi accentuando la sua tendenza all’introspezione. Si accostò alla psicoanalisi e introdusse nei suoi libri nuovi e più maturi elementi di critica sociale. Nel 1920 scrisse “L’ultima estate di Klingsor” cui seguirono i romanzi “Siddharta” (1922), influenzato dal pensiero religioso indiano, “Il lupo della steppa” (1927), analisi della crisi spirituale che travaglia la borghesia europea e “Narciso e Boccadoro” (1930). Nel 1943 uscì la sua opera più vasta e ambiziosa, il romanzo “Il gioco delle perle di vetro”.
L’opera di Hesse, in qualche modo complementare a quella del suo grande coetaneo Thomas Mann, esprime in una prosa classicamente composta, ma ricca di accensioni liriche, una vasta, articolata, dialettica tra sensualità e spiritualità, ragione e sentimento.

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