Letture in Augusta – aprile 2012

 

Stranieri??

Letture in Augusta 2012

 Sabato 14 aprile, ore 17.00

Oratorio  di Santa Cecilia

Info: Biblioteca ComunaleAugusta, tel075-5772502

  •  Derek Walcott, Il negro rosso
  • Christa Wolf, Medea
  • Deuteronomio
  • Gianni Rodari, Terra natia
  • Coetzee, Aspettando i barbari

 Letture di Claudio Carini

Video realizzato da Francesco Panico

Introduzione di Giulia Frittelli, giovane studiosa dell’Università di Perugia

Intermezzi musicali di “Musica da camera –  Duo Voce – Liuto”

Enrico Bindolli, tenore e Luca Piccioni, liuto e voce (tenore),

allievi del Conservatorio di Perugia

 

Derek Walcott, Il negro rosso

da La goletta Flight nella raccolta ‘Isole. Poesie scelte (1948-2004)’ Adelphi, 2009

“Alieno ai programmi e ai manifesti letterari, egli preferisce scavare nella propria realtà personale e culturale per indagare la sostanza del proprio essere caraibico. Né nero (come lo vedono i bianchi), né mulatto (come lo vedono i neri) e neppure creolo, vale a dire un europeo nato nel posto sbagliato, Walcott si considera solo uno scrittore delle Indie Occidentali, e come tale si fa carico del loro tragico passato e della loro straordinaria ricchezza, ne celebra l’incanto indifferente agli steccati ideologici e razziali…..” tratto dall’introduzione di Luca Tomasi  alle opere complete di Walcott.

 Derek Walcott (Castries,23 gennaio 1930) è considerato il più grande e importante poeta e drammaturgo delle Indie Occidentali. Premio Nobel per la Letteratura nel 1992, nelle sue opere Walcott indaga ed esprime il conflitto tra l’eredità della cultura europea e quella originaria delle Indie Occidentali, quel lungo percorso storico che ha portato il suolo caraibico dalla dominazione europea all’indipendenza, nonché il suo sentirsi un ‘nomade’ delle due civiltà.

Christa Wolf, Medea

Christa Wolf inizia a scrivere i primi appunti su Medea nel 1990, all’indomani della caduta del muro di Berlino, e nel momento in cui si rende conto che il suo Paese, la DDR, “stava sparendo dalla Storia”. Non si può immaginare forma più totale di sconfitta, per uno Stato, della sua ‘sparizione’: la cancellazione non solo del suo nome, delle sue strutture politiche e amministrative a ogni livello, ma anche la negazione della sua storia, del suo percorso, delle sue forme di espressione artistica, intellettuale, scientifica. Niente di più lontano dal concetto di unificazione. La Wolf, in quanto intellettuale, subisce in prima persona questo trattamento. Già precedentemente biasimata in patria, da quanti la consideravano troppo critica verso la politica di regime, si ritrova a esserlo anche nella nuova patria, questa volta per non essere abbastanza critica verso il passato. Da sovversiva diventa reazionaria, una spia, addirittura (“hanno fatto di noi quello di cui avevano bisogno”, dirà la sua Medea) e gli effetti sulla sua vita restano gli stessi: diffidenza, isolamento, accuse. Dalla recensione di Sabrina Campolongo

Christa Wolf, (Landsberg an der Warthe, 18 marzo 1929 – Berlino, 1º dicembre 2011) trascorre l’infanzia e l’adolescenza sotto Hitler. Terminata la seconda guerra mondiale, vive l’odissea del profughi provenienti dalla parte orientale del Terzo Reich di fronte all’avanzata dell’esercito russo. A soli 20 anni si iscrive alla SED, che il 7 ottobre 1949 presiede alla fondazione della Repubblica Democratica Tedesca. Studia germanistica all’Università di Jena e discute una tesi su Hans Fallada. Dal 1962 lavora come critica letteraria presso la “neue deutsche literatur”, rivista dell’unione degli scrittori della DDR. L’esperienza di lavoro presso una fabbrica di vagoni ferroviari dà origine alla stesura del romanzo sulla divisione della Germania che la pone al centro dell’attenzione della critica internazionale: Il cielo diviso (Der geteilte Himmel, 1963). Nel 1963 le viene assegnato il premio Heinrich Mann e nel 1964 il romanzo riceve una riduzione cinematografica per il cinema dal regista Konrad Wolf. Negli anni seguenti uscirono diverse nuove opere di Christa Wolf, Riflessioni su Christa T. (Nachdenken über Christa T., 1968), che affronta il disagio dell’individuo all’interno di una società dirigistica e omologante, Trama d’infanzia (Kindheitsmuster, 1976), con il quale si confronta con il passato hitleriano, Cassandra (Kassandra, 1983) e Medea. Voci (Medea. Stimmen, 1996)

Deuteronomio 24, 17- 22

 In questo brano del Deuteronomio (24, 17-22) lo straniero viene identificato nelle vedove e negli orfani, nei membri deboli della società. Il testo invita gli Ebrei a prendersi cura di loro, ricordando il triste periodo della loro schiavitù in Egitto, mettendosi nei panni di chi è lontano dalla sua patria e forse non ha nemmeno di che soddisfare le sue necessità fondamentali.

Gianni Rodari, La terra natia

 L’allegra ma pungente ironia di Gianni Rodari, in questa filastrocca pubblicata nel 1968 sul numero 2 della rivista “Caffè” con il titolo “Materia Prima”, colpisce inesorabilmente il mito della “terra natia”, concretizzata in un pugnetto di polvere maleodorante, che provoca solo il raffreddore.

Gianni Rodari (Omegna,23 ottobre 1920 – Roma,14 aprile 1980) è stato uno scrittore, pedagogista e giornalista italiano, specializzato in testi per bambini e ragazzi e tradotto in moltissime lingue. Vincitore del prestigioso Premio Hans Christian Andersen (edizione 1970), fu uno tra i maggiori interpreti del tema “fantastico” nonché, grazie alla Grammatica della fantasia, sua opera principale, uno fra i principali teorici dell’arte di inventare storie.

J.M. Coetzee, Aspettando i barbari

Siamo in un luogo di frontiera in un villaggio nel bel mezzo della foresta, protetto da un’alta recinzione e dalla trasparente amministrazione giudiziaria di un magistrato dell’Impero. Costui è a pochi anni dalla pensione e già da tempo coltiva i suoi hobby: l’archeologia e i classici. L’arrivo del colonnello Joll viene a turbare questo equilibrio. Pare, secondo la teoria sua e dell’Impero, che si stiano avvicinando inesorabilmente i barbari e che abbiano tutte le intenzioni di premere lungo le frontiere. Ma il magistrato, che li conosce, sa che molti di loro vengono accolti come inservienti, alcuni chiedono l’elemosina e se si avvicinano non è certo per voglia di conquista. Se si avvicinano è per fame. Ma due barbari, catturati vicino al confine, vengono imprigionati e torturati in maniera disumana. Una cosa inaccettabile per il magistrato che ha sempre utilizzato mezzi diversi per amministrare un luogo con equilibri così delicati. Ma quando lo fa notare al colonnello Joll, gli viene tolto l’incarico, e da magistrato dell’Impero si trasforma in perseguitato. Non gli resta che dare anima e corpo per un’impresa giusta. Ma è giusta la causa?

John Maxwell Coetzee (Città del Capo, 9 febbraio 1940) è uno scrittore e saggista sudafricano estremamente eterogeneo, celebre per i suoi testi di fiction, critica e per le numerose attività accademiche che lo hanno visto impegnato come professore, linguista e traduttore. È uno dei maggiori esponenti del postmodernismo e postcolonialismo del XX secolo. Quando esce Aspettando i barbari nel 1980, si comincia a parlare, e giustamente, di un vero e proprio evento letterario che porta alla ribalta il suo autore: J. M. Coetzee che nel 2003 arriva a vincere il premio Nobel per la letteratura.

 

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