Letture in Augusta – marzo 2012

 

Sabato 17 marzo, ore 17.30 Oratorio di Santa Cecilia

Letture in Augusta 2012 – Stranieri??

legge Claudio Carini, video di Francesco Panico.

 

Joseph Conrad, Cuore di tenebra

L’incontro con gli abitanti dell’Africa nera, i semplici, i selvaggi, rivela ai bianchi un potere praticamente illimitato, che li pone a un livello quasi soprannaturale. Questo potere senza controllo, scatena tutti i peggiori istinti e le vere ragioni di quei viaggi: l’avorio, la ricchezza, il predominio. Ammantata di benevolenza, la relazione per la “Società internazionale per la soppressione dei costumi selvaggi”, descrive un mondo che non può essere comunicato nella sua verità perché rappresenta il contesto in cui la brutalità della logica occidentale trova tutta la sua spietata violenza e aberrazione.

 

Marina Cvetaeva, Krysolov (L’Accalappiatopi)

La fiaba del Pifferaio-Accalappiatopi, come altre, nasce da fatti realmente accaduti.
Hamelin è una cittadina sulle rive del fiume Weser, non lontana da Gottinga, in Germania: nella sua chiesa un’iscrizione in rima e una pittura su vetro, narrano che un pifferaio dagli abiti variopinti, il 26 giugno del 1284, condusse via dalla città centotrenta bambini, che non fecero mai ritorno. Questo drammatico evento ha lasciato una scia di leggende: ne hanno narrato i fratelli Grimm, Goethe, Robert Browning, Marina Cvetaeva e altri. Nei versi di Marina Cvetaeva risuona l’ira e l’amarezza dell’artista “diverso”, torcia dell’anima, portatore di luce e disordine nella comunità che lo circonda, e che questa luce respinge e questo disordine reprime.

 

Giuseppe Ungaretti, Girovago

Eterno esule, Ungaretti vive nella spasmodica ricerca di un’appartenenza, lui così nomade, con tante patrie, ma nessuna terra in cui “accasarsi”. Si tratta di un profondo senso di sradicamento, di estraneità che ha origine anche per i fatto di non avere un unico paese d’origine, ma ben 4 patrie (Egitto, Francia, Italia… Brasile). Non basta però il dato geografico: questo senso di sradicamento ha origini ben più profonde e diventa la condizione dello spirito di un uomo nomade, incapace di riconoscersi in “armonia” con la realtà che lo circonda.

 

Claude Lévi Strauss, Tristi tropici

All’europeo che cammina per strada a Calcutta, la povertà si offre ostentata in chi chiede e in chi vende, in chi lucida scarpe e nei conduttori di rickshaw, senza che sia pensabile poter stabilire relazioni di scambio su piani convergenti. Sopravvivere e non vivere, questo spinge tutti a lavorare e a dare se stessi per qualsiasi cosa. C’è un’assenza di tempi migliori a cui potersi riferire o di cui augurarsi il ritorno, e l’ingegnosità non è per essere uguali, ma per aumentare la distanza fra il ricco e il povero, perché tu faccia loro un’elemosina. Agiscono per fame, non bramano una condizione migliore, e sembrano per questo sul punto di perdersi.

 

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