Neuromante, pubblicato nel 1984, è il primo romanzo di William Gibson e fa parte della cosiddetta “trilogia dello Sprawl” cui appartengono anche “Giù nel Cyberspazio” (Count Zero, 1986) e Mona Lisa Cyberpunk (Mona Lisa Overdrive, 1991). Considerato il manifesto di un nuovo genere letterario, appunto il cyberpunk, Neuromante descrive un futuro assai realistico di impianti genetici e tirannia delle multinazionali, tecnologia terrificante e umanità morbosa. È una distopia paurosa, complessa e complicata da comprendere benché Gibson l’abbia immaginata e descritta in ogni minimo dettaglio. O forse proprio per questo motivo leggendo ci si perde nella testa di Case, in quella dell’androide Molly cui è collegato talvolta, nei meccanismi informatici sconosciuti accanto ai quali però resiste un’estetica fondata su stili culturali reali – italiano e giapponese su tutti –, sono ancora necessarie le droghe (che si assumono applicando dei dermatrodi o “dermi” direttamente sulla pelle), e addirittura confortanti marche commerciali: di tecnologia, sigarette, whisky. È un vero romanzo, profetico come recita la fascetta, perché crea un contesto tanto lontano quanto possibile e perfetto.
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