“Il mondo nuovo”, di Aldous Huxley

Scritto nel 1932, il romanzo è ambientato in un immaginario stato totalitario del futuro, nel quale ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificabile a un malinteso mito del progresso. I cittadini di questa società non sono oppressi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. In cambio del benessere fisico, però, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. Produrre, consumare. E soprattutto, non amare. Un romanzo visionario, dall’inesausta forza profetica, sul destino dell’umanità. E sulla forza di cambiarlo.

La storia si ambienta nel 2540. Dopo una guerra mondiale le nazioni convergono in un unico stato, governanto dai dieci Coordinatori Mondiali. La popolazione non sa nulla del passato, se non che era barbarico. La società si basa sui principi della produzione in serie che, progressivamente, viene applicata a ogni aspetto della vita umana, compreso quello riproduttivo, reso extrauterino e completamente pianificato. Le famiglie non esistono. La società è divisa in caste e quelle inferiori sono “popolate” da persone in cui l’intelligenza è appositamente limitata attraverso azioni chimico-fisiche poste in essere addirittura a partire dagli embrioni. In seguito, al fine di essere adattato al proprio ruolo sociale, ognuno viene sottoposto ad angoscianti condizionamenti mentali e fisici. Al termine del lungo processo di conformazione, l’uomo vive la propria vita felice e soddisfatto. Esiste, però, in New Mexico, un’enclave in cui le persone vivono come in passato; si tratta di una sorta di riserva che viene mantenuta per fini di studio e di villeggiatura. Qui nasce John, figlio di due cittadini che hanno commesso un errore di contraccezione. Attraverso le sue vicende Huxley metterà in luce le aberrazioni del mondo nuovo: mondo apparentemente perfetto e felicemente popolato ma, di fatto, luogo terrificante in cui l’uomo è privato della libertà di scelta e della ricchezza che deriva dalle emozioni e dalle conquiste intellettuali.

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