La festa dell’insignificanza di Milan Kundera

Gettare una luce sui problemi più seri e al tempo stesso non pronunciare una sola frase seria, subire il fascino della realtà del mondo contemporaneo e al tempo stes­so evitare ogni realismo – ecco La festa dell’insignifi­canza. Chi conosce i libri di Kundera sa che il desiderio di incorporare in un romanzo una goccia di «non serietà» non è cosa nuova per lui. Nell’Im­mortalità Goe­the e Hemingway se ne vanno a spasso per diversi capitoli, chiacchierano, si divertono. Nella Lentezza, Vera, la moglie dell’autore, lo mette in guardia: «Mi hai detto tante volte che un giorno avresti scritto un romanzo in cui non ci sarebbe stata una sola parola seria … Ti avverto pe­rò: sta’ attento». Ora, anziché fare attenzione, Kundera ha finalmente realizzato il suo vecchio sogno estetico – e La festa del­l’insignificanza può essere considerato una sintesi di tutta la sua opera. Una strana sintesi. Uno strano epilogo. Uno strano riso, ispirato dalla nostra epoca che è comica perché ha perduto ogni senso dell’umo­rismo.

Milan Kundera è nato a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, il 1° aprile 1929. Suo padre Ludvik era un pianista, e lo stesso Kundera fu da giovane musicista jazz. Si iscrisse due volte al partito comunista, la prima da studente, nel 1948 – quando i comunisti presero il potere – ma ne fu espulso nel 1950 per le sue idee eterodosse; vi si reiscrisse nel 1956. Prima di dedicarsi alla letteratura e al cinema, lavorò anche da manovale. Già negli anni Cinquanta aveva scritto tre raccolte di poesia. Negli anni Sessanta insegnò alla Scuola di Cinema di Praga dove molti dei suoi studenti erano i registi della New Wave cecoslovacca. Del 1967 è il suo primo romanzo, Lo scherzo, la cui pubblicazione fu uno degli eventi letterari della cosiddetta Primavera di Praga del 1968; il libro vinse il premio dell’Unione degli Scrittori Cechi. Nel ’68, con l’invasione russa, Kundera perse il suo lavoro di insegnante e non riuscì a trovarne nessun altro. Nel 1970 fu espulso dal partito per l’atteggiamento tenuto in seguito all’invasione russa; le sue opere furono ritirate dalle biblioteche e il suo nome cancellato dai manuali ufficiali di storia della letteratura. Nel 1974 scrisse La vita è altrove – che ottenne il premio Medicis come miglior libro straniero pubblicato in Francia – e Il valzer degli addii, e l’anno seguente lasciò il paese per rifugiarsi in Francia, dove gli era stata offerta una cattedra di letteratura all’Università di Rennes: qui insegnò fino al 1978. Con la pubblicazione, nella traduzione francese, di Il libro del riso e dell’oblio nel 1978 gli venne tolta la cittadinanza cecoslovacca. Nell’81 vinse il Commonwealth Award per la carriera insieme con Tennessee Williams. Nell’84 giunse alla definitiva consacrazione con il grandissimo successo dell’Insostenibile leggerezza dell’essere. Ha anche ricevuto il Premio Mondello (per Jacques e il suo padrone) e il Jerusalem Prix.
Milan Kundera vive a Parigi con la moglie Vera Hrabankova, nei pressi di Montparnasse.

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