Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Scritto tra la fine del 1954 e il 1957, fu presentato all’inizio agli editori Arnoldo Mondadori Editore e Einaudi, che ne rifiutarono la pubblicazione (il testo fu letto da Elio Vittorini che successivamente sembra si fosse rammaricato dell’errore), avvenuta poi dopo la morte dell’autore da Feltrinelli con la prefazione di Giorgio Bassani, che aveva ricevuto il manoscritto da Elena Croce. Nel 1959 ricevette il Premio Strega divenendo il primo best-seller italiano con oltre 100.000 copie vendute. Nel 1963 fu ridotto nel film omonimo da Luchino Visconti.

Il racconto inizia con la recita del rosario in una stanza della casa gentilizia del Principe Don Fabrizio Salina, dove egli abitava con la moglie Maria Stella e i loro sette figli. Don Fabrizio è un personaggio particolare, molto alto e con la pelle molto pallida, dedito allo studio dell’astronomia e a pensieri su amore e morte. Egli è testimone del lento decadere del ceto dell’aristocrazia, di cui è rappresentante. Infatti, con lo sbarco in Sicilia di Garibaldi e del suo esercito, si afferma una nuova classe, quella dei borghesi, che il principe – come tutti gli aristocratici – disprezza. Il nipote di don Fabrizio, Tancredi, pur combattendo nelle file garibaldine, cerca di rassicurare lo zio sul fatto che alla fine le cose andranno a vantaggio suo e degli aristocratici. Tancredi inoltre aveva sempre mostrato interesse amoroso verso la cugina Concetta, figlia del principe, che ricambiava i suoi sentimenti.
Il principe e la sua famiglia trascorrono un po’ di tempo nella loro residenza estiva, a Donnafugata; il nuovo sindaco di questo paese è Don Calogero Sedàra, un uomo borghese di modeste origini e profondamente patriottico. Non appena Tancredi vede la bella figlia del sindaco, Angelica, se ne innamora perdutamente. La ragazza è però una borghese e non ha perciò i modi degli aristocratici, per questo Concetta trova quasi ripugnante il suo comportamento. Angelica però ammalia tutti con la sua bellezza, tanto che Tancredi finirà per sposarla, attratto oltre che dalla sua prestanza anche dal suo denaro.
Arriva il momento di votare in un importante plebiscito il cui esito decreterà se verrà effettuata o meno l’annessione della Sicilia al Regno di Sardegna. A quanti chiedano al principe un parere su cosa votare, il principe affranto dice di essere favorevole a questa entrata. I voti del plebiscito alla fine vengono comunque truccati dal sindaco Sedàra e si arriva perciò all’annessione. Dopo di questo un funzionario piemontese, il cavaliere Chevalley, offre a don Fabrizio la carica di senatore del Regno d’Italia, ma il principe rifiuta l’incarico in quanto egli si sente un vero e proprio aristocratico e non si vuole sottomettere alla caduta del suo tempo. Il principe ora conduce una vita desolata fino a quando muore circondato dai suoi cari in una stanza d’albergo a Palermo durante il viaggio di ritorno da Napoli, dove si era recato per visite mediche. L’ultimo capitolo del romanzo, ambientato nel 1910, descrive la situazione delle tre figlie superstiti del principe, che conducono una vita dedita a una formalistica devozione religiosa e nell’illusione che il nome della famiglia Salina conti ancora come nel passato, ma quel passato è irrimediabilmente perduto.

 

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, (1896 – 1957). Duca di Palma e Montechiaro, principe di Lampedusa, partecipò alla guerra del 1915-18 come ufficiale e rimase nell’esercito fino al 1925; si ritirò quindi a vita privata (anche perché avverso al fascismo), viaggiando e dimorando per lunghi periodi all’estero. Buon conoscitore di varie lingue e letterature moderne, oltre alle classiche, lasciò inedito, tra le altre opere, anche il Il gattopardo, concepito nel corso di un lungo periodo di tempo e scritto poco prima di morire, che, per il vasto successo riscosso costituì un singolare caso letterario (nel 1963 Luchino Visconti ne trasse il celebre film omonimo). Nel 1961 è stato pubblicato un volume di Racconti, composto di tre racconti veri e propri (Il mattino di un mezzadro; La gioia e la legge; Lighea) e di un lungo scritto autobiografico, I luoghi della mia prima infanzia. Postume sono anche apparse le raccolte di saggi Lezioni su Stendhal (1977), Invito alle lettere francesi del Cinquecento (1979) e Letteratura inglese: dalle origini al Settecento (1990).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *