Il giardino dei ciliegi, Anton Čechov

“Il giardino dei ciliegi”, l’ultima e, secondo un parere largamente concorde della critica, la più lirica delle opere teatrali di Cechov, nacque con dolorosa lentezza tra il 1902 e il 1903 per la maggior parte a Jalta, dove Anton Pavlovic, minato dalla tubercolosi, si era stabilito già dall’autunno del ’99. La vicenda di Ljubov’ Andreevna Ranevskaja e della sua famiglia rispecchia la crisi di una società, la decadenza di una classe, l’affermazione di un’altra, quindi una trasformazione di mentalità e il delinearsi di un nuovo sistema di valori, mentre ripropone i temi, cari al drammaturgo russo, dell’idealismo, della frustrazione, del sacrificio in funzione di un benessere avvenire, e ancora “la sofferenza del mutamento”, qualcosa che fatalmente accomuna tutti, giacché al fondo di ogni trasformazione si affaccia per ognuno di noi, inevitabile, l’interrogativo sul senso ultimo delle cose.

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