Il giardino dei Finzi Contini, Giorgio Bassani

L’azione del prologo si svolge nel 1957, quan­do il protagonista e narratore, durante la visita ad una necropoli etrusca, rievoca gli anni della giovinezza tra­scorsi a Ferrara.
I ricordi abbracciano un arco di tempo che va dal 1929 al 1939, anni in cui il protagonista, al­lora ragazzo, conosce e frequenta la famiglia ebrea del­l’alta borghesia Finzi-Contini, che abita in un palazzo isolato con un antico giardino circondato da un alto mu­ro di cinta.
Alberto e Micòl Finzi-Contini invitano gli amici a gio­care a tennis nel loro campo dopo che, essendo giovani israeliti, sono stati allontana­ti dai circoli cittadini a causa delle leggi razziali.
Si for­ma così una piccola comunità di giovani, di cui fa par­te anche il protagonista, che trascorrono parte delle lo­ro giornate nel vasto giardino. Nell’animo del narrato­re nasce un delicato sentimento d’amore per Micòl, che però si rifiuta a lui affermando di non essere adatta al matrimonio, forse presagendo l’imminente catastrofe.
Il giovane rinuncia dunque a Micòl, si ritira e non la cer­ca più.
Saprà poi casualmente dei suoi incontri nottur­ni con il giovane ingegnere milanese Malnate, anche lui frequentatore del giardino Finzi-Contini.
Gli eventi del­la storia precipitano: Alberto muore nel 1942 d’un ma­le incurabile e nel 1943 Micòl, i genitori e la vecchis­sima nonna sono deportati nei campi nazisti dove mo­riranno.
Anche Malnate, partito con il corpo di spedi­zione in Russia, non farà più ritorno.

Note critiche

Il romanzo è stato pubblicato nel 1962 da Einaudi (Premio Viareggio).
In seguito, con qualche variante è confluito nel ‘Romanzo di Ferrara’, di cui forma il terzo libro.
Il romanzo è inserito in un Prologo e un Epilogo e si articola sul doppio piano temporale del presente e del passato.
È considerato un romanzo elegiaco, che vede la storia sconfiggere la vita e in cui domina il sentimento di malinconia per le cose perdute, le occasioni mancate e i desideri inespressi.
Nel 1970 Vittorio De Sica trasse un film da questo romanzo, ammirato dalla critica, ma non gradito da Bassani che, dopo avere inizialmente collaborato alla sceneggiatura, chiese che venisse tolto il suo nome dai titoli di coda.

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