Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti

Un clamoroso successo editoriale, un libro che ha scatenato polemiche, dibattiti e riflessioni su un tema ancor oggi scottante: la resa dei conti imposta dopo il 25 aprile 1945 ai fascisti sconfitti. Un argomento proibito per la gran parte della storiografia dei vincitori, che Giampaolo Pansa affronta come nessuno ha mai fatto. Aiutato da una vasta documentazione, ricostruisce nei dettagli decine di eccidi e centinaia di omicidi, compiuti per vendetta, per punizione, per fanatismo politico e per odio di classe. Un bagno di sangue che coinvolse l’Italia del nord fino a tutto il 1946 e in qualche caso anche più in là nel tempo, dove le vittime non erano sicuramente tutte criminali di guerra da punire con la morte. In pagine emozionanti, Pansa squarcia finalmente la cortina di silenzio sull’altra faccia della guerra civile, con il coraggio e l’onesta intellettuale che lo hanno sempre connotato, come scrittore e come giornalista.

Il libro si sviluppa tra finzione e cronaca vera e propria, ricorrendo all’artificio di dotarsi di un filo rosso costituito da un’onnipresente alta funzionaria della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze – significativamente scelta quale tempio archivistico e letterario della Cultura italiana – che accompagna Pansa nella sua ricerca.
L’autorevole bibliotecaria è un personaggio inventato – come dichiarato nell’introduzione del volume – alla quale Pansa dà il nome di Livia Bianchi, omonima di una partigiana, Medaglia d’oro al valor militare, caduta ventiseienne nel gennaio 1945 in Valsolda per mano dei nazifascisti.
L’opera intende denunciare una congiura del silenzio e di una cultura dell’insabbiamento sistematiche alle quali la sinistra, in particolare quella comunista, ha fatto ricorso, per rintracciare le radici della stagione delle stragi e della strategia della tensione, questa volta ribaltando i termini della questione, laddove ai silenzi e ai compromessi segreti posti in essere dalla Repubblica, si oppone l’amnesia e la mistificazione che ha non solo colpito i vinti, ma la loro stessa memoria.

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