Scegli il libro di aprile

 

IL LIBRO SCELTO DA VOI è IL LIBRAIO DI REGIS DE SA MOREIRA (AISARA)

 

Andrea Vitali, Galotto fu il collier, Longanesi

Lidio Cervelli è figlio unico di madre vedova. Un bravo ragazzo, finché alla festa organizzata al Circolo della Vela non arriva Helga: bella, disinibita e abbastanza ubriaca. Prima che finisca la cena, sono in riva al lago. Lirica, la severa madre di Lidio, abile e ricca imprenditrice dell’edilizia, ha vedute molto diverse. Suo figlio deve trovare una moglie «made in Italy», una ragazza come si deve. Magari la nipote del professor Eugeo Cerretti, Eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: è brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. Ma forse Lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d’oro, nascosto chissà da chi e chissà quando. Intorno a questo quintetto e al tesoro di Lidio, un travolgente coro di comprimari. A cominciare dalle due donne più belle del paese: Olghina, giovane sposa del potente professor Cerretti, che fa innamorare Avano Degiurati, direttore della Banca del Mandamento; e Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui si incapriccia Beppe Canizza, il focoso segretario della locale sezione del Partito. E poi l’Os de Mort, di professione «assistente contrario», cuochi e contrabbandieri, l’astuto prevosto e l’azzimato avvocato… Immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo Maccadò.
Andrea Vitali è nato nel 1956 a Bellano, dove esercita la professione di medico di base. Ha pubblicato Il procuratore (1990, premio Mont Blanc per il romanzo giovane), Il meccanico Landru (1992), A partire dai nomi (1994), L’ombra di Marinetti  (1995, premio Piero Chiara), Un amore di zitella (1996) e Aria del lago (2001). Hanno scritto di lui: “Un grande narratore che, come Piero Chiara e Mario Soldati, sa raccontare la profondità della superficie” (Bruno Quaranta, Tuttolibri)

Regis de Sà Moreira, Il libraio, Aisara
A migliaia di chilometri dal luogo in cui vi trovate, in un paese, una città, una libreria come tante, vive un libraio un po’ fuori dal comune. Si nutre solo di libri e tisane e, per non abbandonare i suoi libri, tiene aperta la libreria giorno e notte, sette giorni su sette. Si prende cura dei suoi clienti, in particolar modo di quelli che non hanno mai letto un libro, quelli che frugano tra gli scaffali alla ricerca di sé stessi, quelli che cercano risposte spinti da un interrogativo che li perseguita, e delle ragazze affette dalla sindrome da ultima pagina. Eppure il libraio non sa di essere speciale; pensa di essere come tutti gli altri, o, almeno, come tutti gli altri librai. Régis de Sá Moreira racconta la vita appartata di un libraio sognatore, amante dei libri, che fa del suo lavoro una vera e propria missione. Il suo universo è fatto certamente di libri, ma anche di tisane (“un cliente, una tisana”), di pagine strappate e spedite ai suoi fratelli e alle sue sorelle, di voci che entrano nel buio della notte alla ricerca di manuali di lingue straniere, di interrogativi esistenziali che perseguitano libraio e clienti come mosconi appiccicosi. Ama i suoi clienti, soprattutto quelli che non sanno ancora cosa stanno cercando. Quelli che frugano tra gli scaffali alla ricerca di sé stessi.
Régis de Sá Moreira è nato nel 1973 nella periferia parigina da padre brasiliano e madre francese. Autore di vari romanzi, ha riscosso un ottimo successo di pubblico e di critica, ottenendo nel 2002 il premio Le Livre Élu.

Douglas Coupland, Le ultime 5 ore, ISBN
Luke accarezza il suo scotch e si domanda per quale motivo avere dei soldi faccia sentire bene, cioè bene in senso medico, scientifico, clinico. Quali composti chimici rilascia nell’organismo? Quali neuroni blocca? E come mai è un dato di fatto assoluto che avere dei soldi, un po’ di soldi, una cifra qualsiasi, fa invariabilmente sentire meglio che non averne per niente? C’era una citazione in calce all’email spocchiosa che gli hanno spedito ieri dal Comitato per l’Infornata di Beneficenza, uno di quegli aforismi che vengono allegati automaticamente ai messaggi da qualche programma su internet, ed essendo una frase di Oscar Wilde probabilmente il solerte membro del comitato non l’aveva neanche letta. Diceva: «Il guaio di essere poveri è che ti impegna per tutta la giornata». Quanto è vero. Ma Luke è il pastore di una chiesa nota nel circondario come «Chiesa dell’Uscita Autostradale» più che con la sua denominazione ufficiale, la Chiesa della Nuova Fede, e quindi ha la propria interpretazione personale dei soldi. Sa che a rendere gli esseri umani diversi da qualsiasi altra cosa sul pianeta, o da qualsiasi altra cosa in tutto l’universo, è il fatto che hanno la capacità di sperimentare lo scorrere del tempo e possiedono il libero arbitrio necessario per usare al meglio quel tempo. I delfini e i corvi e i labrador ci arrivano vicino, ma gli manca il tempo futuro nel cervello. Comprendono i principi di causa ed effetto, ma non sono in grado di procedere per sequenza. Vivono in un eterno presente, cosa che gli esseri umani non sono in grado di fare, per quanto possano provarci. E il motivo per cui Luke sta pensando al tempo e al libero arbitrio è che secondo lui il denaro rappresenta il modo più preciso in cui gli esseri umani siano mai riusciti a cristallizzare tempo e libero arbitrio in una forma fisica concreta. Il contante. Il contante è un cristallo temporale. Il contante permette di moltiplicare la volontà e accelerare il tempo. È il contante a definirci in quanto specie. Nient’altro in tutto l’universo ha i soldi.
Douglas Coupland è l’autore del bestseller Generazione X e di numerosi altri romanzi, tra cui Microservi, Fidanzata in coma, Jpod, Hey Nostradamus!. Isbn Edizioni ha pubblicato Generazione A (2010) e Marshall McLuhan.

Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile, Adelphi
James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d’arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d’altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell’artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un’alternativa all’università (“Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché”), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite – la lettura e la solitudine -, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio…
Peter Cameron è uno scrittore statunitense. Si è laureato all’Hamilton College di New York nel 1982 in letteratura inglese.
Ha venduto il suo primo racconto al The New Yorker nel 1983 dove ha successivamente pubblicate numerose altre storie. Il suo primo romanzo è stato una raccolta di racconti, da titolo
In un modo o nell’altro, pubblicato da Harper & Row nel 1986 (in Italia da Rizzoli). Il suo secondo romanzo The Weekend, è stato pubblicato nel 1994 da Farrar, Straus & Giroux, che ha anche pubblicato Andorra, nel 1997 e Quella sera dorata nel 2002.
Ha pubblicato anche
Un giorno questo dolore ti sarà utile (2007) e Paura della matematica (2008).

Simonetta Agnello Hornby, La cucina del buon gusto, Feltrinelli
Nel mondo arcaico delle sue storie, alle descrizioni dei luoghi si sommano quelle dei riti, che scandiscono i rapporti famigliari e che si consumano, in prevalenza, attorno a un tavolo. Ma mentre nei romanzi il cibo era una nota di sottofondo, l’ultimo libro della scrittrice siciliana è un’incursione precisa nella gastronomia come specchio sociale, diversa persino da quella realizzata in Un filo d’olio. Questa volta Agnello Hornby, in coppia con Maria Rosario Lazzati, si cimenta direttamente nella trattatistica culinaria, impastando i cibi con i ricordi e analizzando, a partire dalla tavola, la vita stessa. Basta sfogliare i capitoli per capirlo: “Gli uomini e la cucina”, “Mangiare soli o in compagnia?”, sono riflessioni di costume, non semplici note per appassionati della tavola.
Vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato. Si è occupata della donna nel mondo arabo ed è autrice di testi legali dedicati all’infanzia. Il suo primo romanzo, La mennulara (la “raccoglitrice di mandorle”) del 2002 è stato un vero e proprio caso letterario, è stato a lungo ai vertici delle classifiche ed è stato tradotto in molte lingue, ricevendo nel 2003 il Premio Letterario Forte Village; nello stesso anno, ha vinto il Premio Stresa di Narrativa e il Premio Alassio 100 libri – Un autore per l’Europa, ed è stato finalista del Premio del Giovedì “Marisa Rusconi”.
In seguito ha pubblicato
La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009), La monaca (2010) e Camera oscura (2010), dove raccogliendo in volume i ritagli della sua memoria infantile, affidava alla sorella Chiara le ricette che incorniciavano l’affresco.

Valeria Parrella, Lettera di dimissioni, Einaudi
Scendendo a capofitto per i rami delle generazioni, Clelia riesce a trovare il suo posto sull’asse del tempo: ha una data d’inizio, il 1914, e persino una capostipite, la nonna Franca, giunta dalla Russia a Napoli, «la città più infernale del Mediterraneo», e a Napoli rimasta.
Innamorata della vita, ricca di passione e di ideali, Clelia cresce con i piedi piantati nella provincia e lo sguardo rivolto alla città. I suoi genitori – comunisti come si poteva essere comunisti in Italia nel 1968 – hanno scelto di vivere a Pompei, tra le falde del Vesuvio, il mare e le rovine archeologiche.
Quando Clelia incontra Gianni non ha dubbi su cosa fare: insieme trovano quarantadue metri quadri in cui sostenersi «l’un l’altra come due carte da gioco poggiate in piedi». Per mantenersi lavora come maschera in un teatro, e proprio in teatro farà presto carriera.
Appagata dal successo e dalla stima crescente di chi appena una manciata di anni prima lei stessa guardava con sospetto, Clelia sembra non accorgersi – di fronte ai bivi dettati dal lavoro e dagli affetti – di scegliere sistematicamente il «male minore». Quando però cominceranno «quelle notti insonni che capitano a chi è in continuo commercio con l’esistenza», sarà forse troppo tardi per rendersi conto che qualcosa si è incrinato: «e dicevo sì, quando sapevo che la risposta era no». Il nuovo romanzo di Valeria Parrella ha l’energia e il coraggio delle storie necessarie. Unendo i temi civili dei suoi primi racconti alla lingua alta conquistata con Lo spazio bianco, l’autrice dà forma a una vicenda che ci riguarda tutti. La storia di Clelia procede di pari passo con quella dell’Italia, e ci restituisce il ritratto di un Paese che ha progressivamente rinunciato al pubblico per il privato, all’etica per il guadagno, ma che con ostinazione ciascuno di noi continua ad amare «come si amano solo le cose che vengono prima di noi e dopo di noi resteranno».
Senza dismettere la voce intima e sensuale che le è propria, Valeria Parrella narra la perdita di contatto tra ciò in cui si crede e il modo in cui si agisce, fino alla consapevolezza che «le cose non si compiono all’improvviso, ma all’improvviso le vedi nel loro intero».
Valeria Parrella nasce a Torre del Greco (Na) nel 1974, vive a Napoli. Laureata in Lettere Classiche, interprete della Lingua Italiana Segni, lavora all’Ente Nazionale Sordomuti di Napoli. Collabora con la redazione napoletana de La Repubblica e con Marieclaire. Ha pubblicato la raccolta di racconti Mosca più balena nel 2003 per minimumfax, e racconti sparsi in diverse antologie: Pensa alla salute (ancora del mediterraneo, 2003); Bloody Europe (playground, 2004); La qualità dell’aria  (minimumfax, 2004). Suoi scritti sono apparsi sulle riviste: Nuovi Argomenti, Origine, Accattone.

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