Carlo Bo, Se tornasse San Francesco

Carlo Bo, Se tornasse San Francesco

Cosa faremmo, oggi, se Francesco d’Assisi bussasse alla nostra porta? A partire da questa domanda Carlo Bo s’interroga sul significato e sull’attualità del messaggio francescano, o meglio sulla sua inattualità che lo rende più che mai necessario. In Francesco – il ricco che si fa povero e che vuole vivere nella propria carne i dolori della vita così come la bellezza del creato, che si affida totalmente alla fede – Bo vede l’esempio di chi sceglie di deviare dalla facile comodità, dallo status quo, dall’accumulo del possesso e dalla ribellione sterile. Il «no» con cui la nostra società risponde a san Francesco e a Gesù, continuando tuttavia a venerarne le immagini svuotate di significato, è il segno di una crisi profonda, ma anche il punto da cui si può ripartire perché per Carlo Bo «il Cristianesimo è stato e resta la più bella delle tentazioni, la più pura idea dell’uomo». In queste pagine, scritte all’inizio degli anni Ottanta, la visione di Carlo Bo sul presente si esprime chiara nella sua completezza: c’è il critico militante, attento nella ricerca del valore della cultura come forza di cambiamento individuale e sociale, convinto che la letteratura debba essere «una guida e non un rifugio». E c’è il credente, il cristiano che si rivolge alla fede ma, proprio per questo, avverte chiara la crisi della religione nel confronto con la modernità.

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