Vota il libro di novembre

Quale è il vostro detective preferito? quale investigatore reputate più acuto e originale? Per il mese di novembre, potrete scegliere fra le opere in cui hanno esordito i più importanti DETECTIVE della letteratura contemporanea.

Le votazioni chiuderanno il 28 ottobre.

SHERLOCK HOLMES 

Sir Arthur Conan Doyle, UNO STUDIO IN ROSSO (1887)

Comparso in quattro romanzi e cinquantasei racconti, il personaggio è assurto al ruolo di icona della letteratura gialla, superando di gran lunga la fama del suo stesso creatore. « […] il suo sguardo era acuto e penetrante; e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un’aria vigile e decisa. Il mento era prominente e squadrato, tipico dell’uomo d’azione. Le mani, invariabilmente macchiate d’inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi, possedevano un tocco straordinariamente delicato, come ebbi spesso occasione di notare quando lo osservavo maneggiare i fragili strumenti della sua filosofia. » (da La scienza della deduzione, secondo capitolo di Uno studio in rosso)

“Uno studio in rosso” è il primo romanzo di Sir Arthur Conan Doyle sulle avventure del celebre detective Sherlock Holmes.  In questo romanzo si assiste al primo incontro avvenuto all’incirca nel 1881 tra Sherlock Holmes e John Watson, un ex medico militare appena tornato dalla guerra a causa di una ferita alla spalle e al ginocchio. Watson parlando con un suo vecchio amico e collega, Stamford, dichiara di essere in cerca di un alloggio a buon prezzo; al sentire ciò, Stamford gli menziona allora Sherlock Holmes, che sta cercando qualcuno per dividere l’affitto di un appartamento al 221B di Baker Street. Stamford porta Watson al laboratorio dove Holmes sta compiendo degli esperimenti con un reagente per il rilevamento della emoglobina. Dopo aver fatto una lista dei rispettivi difetti, Watson e Holmes si trasferiscono nel nuovo appartamento. 

HERCULE POIROT

Agatha Christie, POIROT A STYLES COURT  (1920)

Il primo romanzo giallo di Agatha Christie, scritto durante la Prima guerra mondiale, quando la futura scrittrice prestava la sua opera come infermiera,  nasce per una fortunata scommessa fra l’autrice e la sorella. Nel romanzo fa la sua prima apparizione il celebre personaggio Hercule Poirot, un ex funzionario della polizia belga ormai ritiratosi dall’attività.

La storia è ambientata in Inghilterra durante la Prima Guerra Mondiale, a Styles Court, un maniero nella campagna dell’Essex (ambientazione anche di Sipario, l’ultimo caso di Poirot). Il capitano Arthur Hastings è in soggiorno a Styles Court, dietro invito del suo amico John Cavendish. Una notte, gli abitanti di Styles trovano la proprietaria della villa, nonché matrigna di John, Emily Inglethorp, moribonda a causa di un avvelenamento da stricnina. Hastings pensa di rivolgersi al suo amico Hercule Poirot, rifugiatosi con alcuni connazionali in Inghilterra per sfuggire alla guerra, e residente nel villaggio vicino, Style St. Mary. Il celebre investigatore comincia ad indagare. 

MISS (JANE) MARPLE

Agatha Christie, LA MORTE NEL VILLAGGIO  (1930)

Miss Marple è una donna anziana, non sposata, che ama autodefinirsi una “osservatrice della natura umana”. È pacifica, curiosa, osservatrice, furba, astuta e ama i pettegolezzi. Grazie a tale attitudine, riesce a risolvere i casi di omicidio più intricati che la vedono coinvolta. Il villaggio in cui vive, St. Mary Mead, e i suoi abitanti sono sia il teatro di alcuni casi, sia il modello di comunità umana cui la Marple si rifà per trarre le conclusioni di ciò che osserva. Saltuariamente, nelle sue avventure, appaiono il nipote scrittore Raymond West, a cui lei è tanto affezionata, e la moglie, che si presentano come persone scettiche e restie a prendere atto delle doti dell’astuta vecchina.

Una sera, il vicario del tranquillo villaggio inglese di St. Mary Mead, Leonard Clement, trova all’interno della sua biblioteca il corpo esanime del burbero colonnello Protheroe, ucciso da un colpo di pistola; inizialmente ad accusarsi del delitto è l’amante della moglie del litigioso ufficiale, un giovane pittore, ma la polizia indaga su altri abitanti e frequentatori del villaggio, tutte figure dai contorni poco definiti: una misteriosa donna arrivata da poco in paese, la figlia sedicenne del colonnello, un archeologo che lavora nei dintorni della canonica e la sua giovane assistente, il guardacaccia e la sua fidanzata Mary, domestica presso la casa del vicario. 

COMMISSARIO MAIGRET

George Simenon, IL DEFUNTO SIGNOR GALLET (1931)

È cronologicamente il terzo romanzo dedicato al personaggio del celebre commissario, anche se è stato il primo Maigret a essere pubblicato. L’autore lo descrive come un uomo dalla corporatura massiccia, ereditata dalla sua origine contadina, largo di spalle, dall’aspetto distinto, ma dall’indole burbera; amante della buona cucina, bevitore d’abitudine e accanito fumatore di pipa. Il suo metodo investigativo consiste nell’immergersi nelle atmosfere dei luoghi in cui i delitti sono stati commessi e, lasciandosi guidare dal proprio istinto, nell’immedesimarsi e cercare di comprendere la personalità e l’umanità dei diversi personaggi di un caso criminale, sino al punto, talora, di arrivare a giustificare il loro comportamento e a cambiare la sorte a cui sarebbero andati incontro.

Émile Gallet, domiciliato a Saint-Fargeau, viene trovato morto in una stanza d’albergo a Sancerre, apparentemente assassinato. Maigret si occupa dell’indagine che lo porta a scoprire la doppia vita del defunto: rappresentante di commercio agli occhi della moglie, Aurore Préjean, in realtà vive da anni di espedienti, con il nome di Clément, estorcendo piccole somme a nostalgici monarchici di Sancerre, tra cui il castellano Tiburce de Saint-Hilaire. Maigret sospetta di lui e del figlio della vittima, Henry. Gallet era però ricattato da qualcuno che era a conoscenza della sua duplice identità, e per questo aveva stipulato un’assicurazione sulla vita a favore della moglie. Maigret arriverà a risolvere il caso non “cercando l’assassino”, ma cercando di “conoscere la vittima”. 

NERO WOLFE

Rex Stout, LA TRACCIA DEL SERPENTE (1934)

L’io narrante dei romanzi di Nero Wolfe è il suo assistente e tuttofare Archie Goodwin, ormai abituato al suo eccentrico datore di lavoro che definisce “mio signore e donno”. Nero Wolfe pesa intorno ai 150 kg (“un settimo di tonnellata”), è un raffinato buongustaio, assai pignolo, e considera il lavoro alla stregua di un indispensabile fastidio che gli consente di tenere un alto tenore di vita; è moderatamente iroso, non parla di lavoro a tavola e, pur avendo una vasta clientela femminile, è fortemente misogino; coltiva rare orchidee nel giardino pensile della sua casa, un elegante palazzo in arenaria rosso-bruna (brownstone) situato al numero 918 della 35a strada ovest di New York. Conduce orari di lavoro rigidissimi (non dedica infatti a tale attività un minuto in più del previsto, cosa che sottrarrebbe tempo alle altre attività, la coltivazione delle orchidee e il mangiare).

Maria Maffei, amica di famiglia di Fred Durkin, si affida a Nero Wolfe per ricercare il fratello scomparso, Carlo. Wolfe non è entusiasta dell’incarico, ma per via della grande crisi decide di accettarlo. Archie rintraccia Anna Fiore, una ragazza che ha ascoltato di nascosto una telefonata ricevuta da Carlo nella pensione in cui alloggia. Wolfe apprende dalla signorina Fiore che Carlo aveva strappato un articolo dal New York Times: il pezzo riguardava la morte improvvisa del signor Barstow, presidente dell’Holland College. Prima che Wolfe compia i primi progressi Carlo Maffei è trovato senza vita, pugnalato alle spalle. La sorella del defunto si impegna a pagare Wolfe per trovare l’assassino.

PHILIP MARLOWE

Raymond Chandler, IL GRANDE SONNO (1939)

Frequenta abitualmente i bassifondi metropolitani, solitario, difende umiliati e offesi, risoluto investigatore in perenne conflitto con l’ordine costituito. Duro di carattere, a prima vista egoista, si dedica in maniera indefessa al suo lavoro in cui si rivela preciso e accurato. Il mondo in cui si aggira sono gli Stati Uniti d’America degli anni Trenta, dipinti con estremo realismo e popolati da squali della finanza, ricchi arroganti, poliziotti corrotti e dark ladies. Elegante, dipendente dal fumo e dall’alcol, non si interessa del denaro che spende, interessato alle donne come qualsiasi scapolo ma al tempo stesso tendente alla misoginia, non vuole utilizzare le armi di ordinanza.

L’investigatore privato Philip Marlowe viene chiamato presso la villa dell’anziano e paraplegico generale Sternwood, la cui immensa ricchezza proviene da alcuni campi petroliferi situati nei dintorni di Los Angeles ed ormai esauriti. Il generale richiede a Marlowe di condurre delle indagini su un biglietto ricattatorio inviato da un certo Arthur Gwynn Geiger, titolare di una libreria specializzata in volumi antichi e rari. Nel biglietto si fa riferimento ad una cambiale consegnata a Geiger da Carmen, la figlia minore del generale. Discutendo con Sternwood, Marlowe apprende anche che Terence “Rusty” Regan, marito della figlia maggiore Vivian, è scomparso da circa un mese senza che di lui si sappia alcuna notizia. Marlowe inizia le indagini sulla libreria, scoprendo subito che i libri rari sono solo un’attività di facciata che copre un traffico di materiale pornografico. 

PEPE CARVALHO

Manuel Vázquez Montalbán, HO AMMAZZATO J.F. KENNEDY (1972)

Pepe Carvalho, all’anagrafe José Carvalho Tourón, nasce a Souto (Lugo in Galizia). Le notizie della sua infanzia, così come quelle degli anni precedenti il suo trasferimento a Barcellona, sono abbastanza lacunose e per molti aspetti incerte. Partecipa alla lotta clandestina contro il regime franchista con il nome di battaglia di Ventura. Ha lavorato quattro anni come agente della CIA.

I veri protagonisti di questo romanzo sono creature della fantasia dei mass media, senza relazioni umane o reali. John è appena diventato presidente e il suo clan vive nel cosiddetto Palazzo delle Sette Galassie, una meraviglia architettonica sospesa fra le nubi sopra la Casa Bianca, dove si collezionano celebrità. Qui, tra gli altri, è rinchiuso come musico da camera Pablo Casals e qui sfilano le fotocopie dei grandi personaggi dell?America degli anni settanta. Persino Sinatra compare, trasformato in macchietta che interpreta una comica alla Stanlio e Ollio. A tirare le fila del tutto, un super agente segreto gallego con licenza di uccidere, di nome Pepe Carvalho, ex membro del Partito comunista spagnolo e ora membro della Cia. Quello che poi sarebbe diventato il detective gourmet della serie Carvalho nasce in questo libro, un racconto di finzione politica, che rappresenta un mondo irreale, con una narrazione in cui si inseriscono anche canzoni, testi teatrali, critica letteraria, pamphlet politici e parodia dei media. “Ho ammazzato J.F. Kennedy” è stato scritto nel 1970, quando il sogno impossibile per molti era quello di ammazzare il generale Franco, invece di Kennedy, e ha aperto una stagione di libertà di scrittura e lettura, con il suo anticonformismo e la sua capacità di trasmettere valori e memoria storica in racconti di avventura.

JEAN-BAPTISTE ADAMSBERG

Fred Vargas, L’UOMO DEI CERCHI AZZURRI (1990)

Sognatore e disordinato per carattere, apostrofato per questo come “spalatore di nuvole”, il commissario Adamsberg, del V arrondissement di Parigi, si caratterizza per la sua mancanza di un vero e proprio metodo d’investigazione; non è capace di fare un ragionamento analitico o di sostenere coscientemente un lungo ragionamento, ma ottiene comunque dei risultati eccezionali grazie al suo intuito, che supplisce all’assenza di riflessione, e soprattutto alla sua grande sensibilità, che gli permette di immedesimarsi nelle altre persone: è un uomo lento, riflessivo, che, alle prese con casi intricati e apparentemente irrisolvibili, sembra brancolare nel buio finché non viene folgorato da una delle sue intuizioni geniali, in genere durante una delle sue camminate riflessive.

Da quattro mesi i marciapiedi di Parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela… I giornalisti indagano per sfamare l’interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell’escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l’apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso. E ben presto i fatti gli danno ragione: un’altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna. Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto.

FABIO MONTALE

Jean Claude Izzo, CASINO TOTALE (1993)

Fabio Montale ha solo “assaporato, magari avidamente, qualche fugace sensazione di felicità”. Vive una solitudine interiore che gli comporta un distacco con il resto degli uomini. Lega con pochissime persone ma ciò non gli impedisce di combattere contro l’indifferenza che ha permesso alla mafia, ai cattivi politici, ai delinquenti di prendere in mano le redini del potere.

Dopo anni di vagabondaggi nei mari del Sud, Ugo torna a Marsiglia per vendicare Manu, l’amico di gioventù assassinato dalla malavita. Ma anche lui resta ucciso e toccherà a un terzo amico, Fabio Montale, il compito di fare giustizia. Tutti e tre – Ugo, Manu e Montale – sono cresciuti nei vicoli poveri del porto di Marsiglia. Assieme hanno fatto i primi furtarelli, poi qualche rapina, ma hanno anche condiviso i sogni di paesi esotici, i primi dischi e i primi libri, le nuotate in mare, le ubriacature. E soprattutto hanno amato la stessa donna, Lole. Poi le strade si sono separate: Manu si è perso in giochi criminali troppo grandi, Ugo è partito, Montale è diventato uno strano poliziotto, più educatore di strada nei quartieri che sbirro.

COMMISSARIO MONTALBANO

Andrea Camilleri, LA FORMA DELL’ACQUA (1994)

Montalbano è un commissario di polizia che svolge le sue funzioni nell’immaginaria cittadina di Vigata, sulla costa siciliana. I racconti sono caratterizzati dall’uso di un italiano fortemente contaminato da elementi della lingua siciliana e da un’ambientazione particolarmente curata, elementi ripresi anche nella trasposizione televisiva. Il nome Montalbano venne scelto da Camilleri in omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, ideatore di un altro detective famoso, Pepe Carvalho: i due personaggi hanno in comune l’amore per la buona cucina e le buone letture, i modi piuttosto sbrigativi e non convenzionali nel risolvere i casi, una storia d’amore controversa e complicata con donne anch’esse complicate.

Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica – un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata – ha la forma dell’acqua. Prende la forma del recipiente che lo contiene. E la morte dell’ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il crollo apparente del vecchio ceto dirigente. Questa è la sua forma. Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le circostanze dell’assassinio) è più antica, più resistente, forse di maggior pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco. L’autore del quale, Andrea Camilleri, è uno scrittore e uno sceneggiatore che pratica il giallo e l’intreccio con una facilità e una felicità d’inventiva, un’ironia e un’intelligenza di scrittura che – oltre il divertimento severo del genere giallo – appartengono all’arte del raccontare. Cioè all’ingegno paradossale di far vedere all’occhio del lettore ciò che si racconta, e di contemporaneamente stringere con la sua mente la rete delle sottili intese.

HANNO STIFFENIIS

Michael Gregorio, CRITICA DELLA RAGION CRIMINALE (2008)

Königsberg, Prussia, 1804. Un manoscritto maledetto, la “Critica della ragion criminale”, scritto dal sommo filosofo della Ragione, Immanuel Kant, esplora il fascino del Male assoluto. E delitti atroci si susseguono, cosí inspiegabili che tutti pensano al Diavolo. Il giovane Stiffeniis, antico allievo di Kant, viene chiamato a indagare. Lentamente Stiffeniis scopre una verità sconvolgente. Mentre il vecchio filosofo è sempre piú malato, forse il destino stesso della nostra civiltà è affidato alle mani di Stiffeniis, alla sua capacità di distinguere il bene dal male, e alla sua compassione… Una meravigliosa macchina narrativa ci trasporta direttamente nella fangosa Prussia che aspetta come un incubo l’invasione di Napoleone, tra soldati, negromanti, donne guaritrici, spie dei francesi, orrende prigioni, mercati e palazzi.

 

2 thoughts on “Vota il libro di novembre

    Error thrown

    Call to undefined function mysql_query()