“Il tono più individuale che la letteratura conosca”. Discutiamo de “La Certosa di Parma” di Stendhal martedì 25 ottobre a Palazzo della Penna

La Certosa di Parma ha vinto la prima votazione della stagione. Nel corso della discussione, che si terrà martedì 25 ottobre, alle ore 21.00, presso Palazzo della Penna, sarà la prof.ssa Marika Piva, docente dell’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari, a guidarci lungo le pagine di uno dei romanzi storici più amati della letteratura francese, e non. Carla Caporali modererà il dibattito.
Romanzo della maturità, La Certosa di Parma racchiude i temi più cari a Stendhal: il ricordo dell’epoca napoleonica, il gusto per l’avventura l’analisi amara dell’amore e dei suoi inevitabili fallimenti, l’incisivo ritratto sociale dell’Italia ottocentesca attraverso il ritratto di personaggi memorabili. L’affresco è filtrato da un’indulgenza disincantata e malinconica: a una realtà dominata dall’interesse e dalla meschinità della politica, gli eroi stendhaliani oppongono il loro culto dell’entusiasmo volitivo, la loro tenerezza, la loro nostalgia di valori assoluti, trasfigurando una cronaca talvolta rocambolesca in pagine di inatteso lirismo.

Marika Piva (Padova 1975) è studiosa di letteratura francese moderna e contemporanea, si occupa di scritture dell’Io, delle varie forme di intertestualità, interdiscorsività e traduzione, di fortuna del Medioevo nel Moderno e di narrazione mitico-fiabesca. Ricercatrice di Letteratura francese presso l’Università di Padova, è specialista dell’opera di Chateaubriand di cui ha anche tradotto l’Essai sur la littérature anglaise, fa parte di un gruppo di ricerca sulle letterature europee contemporanee e si interessa all’autofiction e all’ibridazione dei generi, con particolare riferimento a Chloé Delaume e di cui ha curato la prima traduzione italiana. Collabora da diversi anni a Bagliori d’autore.

I GRANDI ROMANZI STORICI DELLA LETTERATURA FRANCESE


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I grandi romanzi storici della letteratura francese. Ricominciamo a votare.

Marguerite Yourcenar, L’opera al nero
tr. It. Marcello Mongardo, Feltrinelli, 1969 [1968] (XVI secolo)
È la storia di un personaggio immaginario, Zenone, medico, alchimista, filosofo, dalla nascita illegittima a Bruges nei primi anni del Cinquecento fino alla sua drammatica morte nel 1569. Il racconto lo segue nei suoi viaggi attraverso l’Europa e il Levante, lo vede all’opera nell’esercizio della medicina e nella ricerca scientifica, sempre in anticipo sui tempi. Sovversivo, visionario, umano, Zenone si muove tra una folla di umanità di ogni livello e condizione, offrendo, attraverso i suoi occhi, un’ampia visione della società del tempo. E rappresentando così la sintesi dell’uomo rinascimentale e del passaggio tra Medio Evo ed età moderna.

Jean-Christophe Rufin, Rosso Brasile
tr. It. Antonio Panella, Robin, 2004 [2001] (XVI secolo)
Nella traversata che nel ’500 conduce una spedizione francese in Brasile, ognuno dei protagonisti avrà modo e occasione di essere messo di fronte al suo doppio, al suo riflesso. Villegagnon, irruento comandante, animato e spinto dal vento della Riforma, imparerà proprio in quelle terre lontane che ogni luce crea zone d’ombra; e il lato oscuro della sua “nuova fede” saranno le persecuzioni, le eresie; Just, giovane erede della casata di Clamorgan, vivrà imprese, e subirà sconfitte, che lo porteranno a un bivio, tra l’idealismo puro di chi è senza codici e imposizioni, e l’idealismo cieco di chi rispetta e venera un solo dogma. Sua sorella, Colombe, scoprirà, proprio immergendosi nella natura lontana e incontaminata delle foreste brasiliane, le sue radici, la storia di suo padre, e quella della sua casata. E infine la Francia, che nel sogno distorto della colonizzazione, nel grande progetto della Francia Antartica, conoscerà la sua liberazione e la sua nemesi.

Alexandre Dumas (padre), La Regina Margot
[1845] (XVI secolo)
Margherita di Valois detta Margot, figlia della potente e diabolica Caterina de’ Medici e moglie di Enrico di Navarra, è al centro di una straordinaria vicenda personale che si intreccia da un lato con la lotta fratricida tra cattolici e ugonotti, dall’altro con lo scontro per la conquista del trono di Francia. Intrighi, alleanze, complotti, tradimenti e delitti si succedono nell’atmosfera raffinata e lussuriosa, colta e crudele, cinica e superstiziosa della corte nella Francia cinquecentesca. Questo appassionante romanzo, che mescola sapientemente rievocazione storica e invenzione, ha ispirato numerose trasposizioni cinematografiche, a dimostrazione del grande e continuato successo che ha accompagnato il libro nel tempo.

Théophile Gautier, Il Capitan Fracassa
[1861-63] (XVII secolo)
La storia, ambientata nella Francia del Seicento sotto il regno di Luigi XIII, narra le vicende di un barone sognatore e pieno di voglia di vivere, ultimo erede del casato dei Sigognac. Questi, dopo avere trascorso molto tempo in solitudine nel suo castello ormai quasi in rovina, con la sola compagnia del gatto Belzebù, del cane Miraut, del ronzino Baiardo “tutt’ossi e pelle” e del vecchio e devoto servitore Pietro, non si lascia sfuggire l’occasione di intraprendere una vita completamente diversa e si aggrega a una compagnia di attori girovaghi con la speranza di immergersi finalmente in un’atmosfera avventurosa e colorita. Diventato attore con il nome della maschera, il barone, dopo molte peripezie, riesce infine a sposare la giovane attrice Isabella di cui è innamorato e a rimettere in sesto il patrimonio di famiglia.

Victor Hugo, Novantatré
[1874] (fine XVIII secolo)
Novantatré, il romanzo finale e più perfetto della vastissima produzione letteraria di Victor Hugo, conclude il dialogo che lo scrittore aveva intrattenuto per tutta la vita con la Rivoluzione: nuova barbarie o nuova età dell’oro? Alla domanda quest’epos sull’anno del Terrore, il 1793, risponde: è il nuovo mito, destinato quanto prima a tradursi nell’ideologia che conquisterà il mondo. Pubblicato nel 1872, Novantatré non è solo un immenso affresco storico ma anche la storia di tre “caratteri” scolpiti con stupefacente maestria: Lantenac, l’uomo del re e dell’onore antico, Cimourdain, genio austero e implacabile della Rivoluzione, e Gauvain, aristocratico nipote di Lantenac, passato al popolo. Sullo sfondo del grande dramma collettivo e personale, la folla di “coscienze”, di “spiriti in preda al vento” che hanno cambiato la Francia e il mondo, veri protagonisti di questa formidabile raffigurazione dalle tinte infuocate, in cui buoni e cattivi, torto e ragione sono mossi da quell'”enigma della storia” che tutti e tutto trascende.

Stendhal, La Certosa di Parma
[1839] (fine XVIII- inizio XIX secolo)
Romanzo della maturità, La Certosa di Parma racchiude i temi più cari a Stendhal: il ricordo dell’epoca napoleonica, il gusto per l’avventura l’analisi amara dell’amore e dei suoi inevitabili fallimenti, l’incisivo ritratto sociale dell’Italia ottocentesca attraverso il ritratto di personaggi memorabili. L’affresco è filtrato da un’indulgenza disincantata e malinconica: a una realtà dominata dall’interesse e dalla meschinità della politica, gli eroi stendhaliani oppongono il loro culto dell’entusiasmo volitivo, la loro tenerezza, la loro nostalgia di valori assoluti, trasfigurando una cronaca talvolta rocambolesca in pagine di inatteso lirismo.

 

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