“Dalla corsia allo scaffale. Quando il medico diventa scrittore”. Si vota per la discussione di maggio.

In Ritratti umani dal calamajo di un mèdico, Carlo Dossi spiega come «tra medicina e letteratura corse sempre amicizia» perché alleate nella stessa missione: cercare «di richiamare il bel tempo, o, se non altro, di dissimulare il cattivo, una al corpo, l’altra all’animo».
Ed è sul binomio scrittore/medico che si baserà la discussione del mese di maggio.
Cinque scrittori di fama internazionale che prima di dedicarsi alla narrativa hanno praticato la carriera medica, cinque storie diverse e immortali.
Sono aperte le votazioni.

Ne parleremo, martedì 24 maggio, alle ore 21.00, presso Palazzo della Penna.

Dalla corsia allo scaffale. Quando il medico diventa scrittore.


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Cuore di cane di Michail Bulgakov
Narra la storia della trasformazione chirurgica di un cane in un uomo: è chiaro l’intento da parte dell’Autore di parodiare con una favola morale il nuovo regime sovietico, che sperimentava il suo proposito di forgiare la società ex novo. Venne scritta al tempo in cui fu ideata la NEP – acronimo per Novaja Ekonomičeskaja Politika – la nuova politica economica approvata da Lenin dopo il fallimento della sovietizzazione forzata dell’economia. Sotto il bisturi di uno scienziato un cane viene trasformato in uomo, ma lo spirito umano, innestatogli grazie al trapianto dell’ipofisi, si abbassa al livello canino: una situazione grottesca, che si snoda tra turpi soliloqui, espressioni gergali, imprecazioni, suoni onomatopeici di estrazione canina, gesti osceni curiosamente frammisti a nuove acquisizioni della semiologia burocratica. Tra la fantascienza e il simbolismo questo racconto si avvale di una prosa piena, carica, essenziale, tutta animata, tipica di un edificio sostanzialmente drammaturgico, costruito sulla tangibilità delle immagini, sulla immediatezza visiva. E di derivazione teatrale è pure la cura della caratterizzazione a oltranza che, con perfetta, scientifica esattezza, guida la satira di Bulgakov fino a rendere credibile anche l’assurdo.
Michail Bulgakov nato a Kiev nel 1891, si laurea in medicina nel 1916. Subito dopo è mandato a Nikol’skoe, nel governatorato di Smolensk, come dirigente medico. A questo periodo risalgono i racconti Appunti di un giovane medico, i cui manoscritti sono andati persi. Nel 1920 abbandona definitivamente la carriera medica. Ha ottenuto grande successo con il romanzo La guardia bianca del 1924, adattato per il teatro col titolo I giorni dei Turbiny. Dal 1929 al 1940 lavora alla sua opera più nota Il maestro e Margherita, pubblicata postuma nel 1967, e scrive alcune commedie, lavori di critica letteraria, romanzi oltre ad alcune traduzioni. Tuttavia la maggior parte delle sue opere è rimasta per molti decenni inedita. Muore nel 1940, a soli 49 anni, ed è sepolto nel cimitero di Novodevičij a Mosca.

Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi
Un romanzo autobiografico di Carlo Levi pubblicato da Einaudi nel 1945, in cui viene raccontata l’esperienza del confino in Lucania per motivi politici, subito dall’autore tra il 1935 e il 1936. Il protagonista, giunto nel paesino di Aliano (che nel libro prende il nome di Gagliano), deve confrontarsi con la profonda lontananza della campagna lucana dal mondo moderno e dallo sviluppo culturale e tecnologico della società: il titolo, modellato su un proverbio del luogo, identifica appunto la civiltà con “Cristo”, e spiega che quest’ultimo si è fermato ad Eboli, parecchi chilometri più a nord di questo mondo arcaico. Si tratta di un confronto tra un giovane intellettuale, scrittore e pittore, esponente della buona borghesia torinese e coinvolto politicamente nella lotta al fascismo e vittima delle persecuzione del regime, e una realtà contadina e rurale legata ancora a tradizioni pagane, superstizioni e stregonerie varie, e succube di una borghesia parassitaria, che vive sulle spalle di gran parte della popolazione locale, priva di qualsiasi strumento di ribellione e riscatto.
Nato a Torino nel 1902, Carlo Levi dopo la laurea in medicina fece parte del gruppo gobettiano di Rivoluzione liberale e di quello dei fratelli Rosselli, Giustizia e libertà. A causa della sua attività antifascista fu confinato in Lucania fra il ’35 e il ’36: Cristo si è fermato a Eboli (Prima edizione 1945) è il resoconto trasfigurato di quel soggiorno coatto. Parallela è la sua attività di pittore che culminerà nella mostra personale tenuta alla Biennale di Venezia del ’54. Aderí al Partito d’azione: testimonianza della convulsa atmosfera italiana dell’immediato dopoguerra è il libro-documento L’Orologio (1950). Altri suoi libri (tutti nel catalogo Einaudi) sono: Paura della libertà, Le parole sono pietre, Il futuro ha un cuore antico, La doppia notte dei tigli, Un volto che ci somiglia, Tutto il miele è finito, Quaderno a cancelli e Scritti politici.

Doppio sogno di Arthur Schnitzler
Un ballo in maschera, due misteriose figure in domino rosso, uno straniero insolente, qualche parola incomprensibile e allusiva: queste apparizioni gettano, una sera, «un’ombra di avventura, di libertà e di pericolo» nella vita di un medico e di sua moglie, giovani, belli e chiusi in un’ovattata felicità domestica. Da quel momento essi entrano, senza saperlo, in un intreccio speculare di peripezie notturne tanto inverosimili da sembrare oniriche e di sogni tanto invadenti da sembrare fatti reali: e, per tutti e due, i desideri segreti occuperanno la scena, per una notte, con una violenza e una fascinazione tali che li trascineranno inermi con sé, tra la voluttà e l’angoscia. Come in un film di von Stroheim, dalla Vienna borghese e tranquilla emergono inquietanti personaggi, le maschere dilagano, si aprono porte segrete, si svelano esseri equivoci, incombono giudici oscuri e feroci. Alla fine, un fascio di fredda luce clinica illuminerà il corpo bianco ed esanime di una sconosciuta, e in essa il protagonista riconoscerà «il cadavere pallido della notte passata, destinato irrevocabilmente alla decomposizione». Non senza, però, aver anche irrevocabilmente mutato la vita del giovane medico e della sua compagna.
Arthur Schnitzler, nasce a Vienna nel 1862. Figlio di un celebre laringoiatra, studiò medicina, specializzandosi in psichiatria e venendo a conoscenza tra i primi delle teorie psicoanalitiche di Freud; ma non esercitò a lungo, per dedicarsi integralmente all’attività di scrittore. Profondamente legato alla città natale, ne rese, come pochi altri, l’atmosfera e la mentalità al passaggio del secolo, e poi all’approssimarsi e al verificarsi della catastrofe della prima guerra mondiale, con le frivolezze e le solidità borghesi di facciata ma, dietro, con tutte le mestizie quasi fatalistiche legate alla fine di un’epoca. Nel 1895, con il lungo racconto Sterben, Schnitzler esordì nella narrativa, genere che per tutta la vita alternò al teatro, prediligendo di solito l’opera di scarsa mole, dove meglio poteva esibirsi nel suo dialogare elegante e ricco di sfumature. 

E le stelle stanno a guardare di Archibald J. Cronin
Sullo sfondo delle miniere del Galles, una storia umanissima di grandi, fondamentali conflitti sociali, civili e sentimentali. Nel cuore dei protagonisti divampa la lotta per ottenere più giustizia, libertà e realizzare finalmente un ideale e un progetto di vita più felice. Molti sono i contrasti e i conflitti che Cronin ritrae con sottile e attenta psicologia, dando ai personaggi una profondità autentica, che si può riscontrare solo nei ritratti dei grandi e affermati romanzieri. Il soffio della vita vissuta è presente in tutto il libro ed è la caratteristica che ha fatto conoscere Cronin a milioni di lettori di tutte le età e in tutto il mondo. Per questo E le stelle stanno a guardare è considerato un capolavoro non soggetto alle mode e all’usura del tempo.
Archibald J. Cronin nacque a Helensburgh (Dunbartonshire) nel 1896. Medico, esercitò presso i minatori del Galles, interessandosi ai loro problemi sociali. Morì a Montreux nel 1981. Il medico protagonista delle storie di Cronin è giovane, entusiasta, fondamentalmente buono.I romanzi di Cronin ebbero un notevole successo in Italia alla fine degli anni sessanta grazie alle riduzioni televisive. Presso Bompiani sono stati pubblicati La via di Shannon (1978), La canzone da sei soldi (1978), Neve incantata (1978), Uno strano amore (1978), La luce del Nord (1978), Tre amori (1979), Grazia Lindsay (1979), La valigetta del dottore (1979), Il medico dell’isola (1980), Dottor Finlay (1981), La dama dei garofani (1998), Gran Canaria (1999), La Cittadella (2000), Le chiavi del regno (2001), E le stelle stanno a guardare (2001), Anni verdi (2002), Il giardiniere spagnolo (2003), Ma il cielo non risponde (2003), Il castello del cappellaio (2004), L’albero di Giuda (2004).

Il Reparto n. 6 di Anton Čechov
Nel novembre del 1892 apparve ne «Il pensiero russo» Il reparto n. 6, considerato uno dei suoi racconti migliori di Čechov. Andrej Efimyc è il medico di uno squallido ospedale di provincia, dove i malati sono trattati come bestie. Nel reparto manicomiale sono ricoverati cinque matti, e, tra di loro, vi è anche Ivan Dmitric, una specie di ‘filosofo’ afflitto da mania di persecuzione che crede nell’immortalità. Andrej Efimyc, assalito da una profonda crisi spirituale innescata dall’inutilità della propria professione, prende a frequentare sempre più assiduamente Ivan Dmitric per poter finalmente dialogare con qualcuno sui problemi dell’esistenza. Ossessionato dal pensiero della morte e da un crescente nichilismo, il dottore si prende, invano, una lunga vacanza, e il viaggio non fa che acuire il suo senso di inutilità.
Scrittore e drammaturgo russo, Anton Čechov è nato a Taganrog 1860. Figlio di un piccolo commerciante, studiò medicina a Mosca scrivendo, per aiutare la famiglia, racconti, recensioni, articoli per diversi giornali sotto lo pseudonimo Antoša Čechontè con cui apparvero anche i primi due volumi di racconti Le fiabe di Melpomene (1884) e Racconti variopinti (1886). Nel 1890 Čechov fece un viaggio nell’isola di Sahalin per studiare le condizioni dei detenuti e degli esiliati, e tre anni dopo pubblicò un racconto che stimolò le autorità zariste a introdurre numerose riforme nella colonia penale. Nel 1892 comprò una tenuta vicino a Mosca (a Melichovo) e visse per sette anni tra i contadini aiutandoli non soltanto come medico, ma anche come insegnante. Ma la tisi, che lo aveva colpito ancora giovane, si sviluppava velocemente e Čechov si trasferì nel 1899 a Jalta, in Crimea, dove conobbe M. Gorkij e da dove partì per alcuni viaggi in Francia e in Germania, sempre per curarsi. Nel 1901 sposò l’attrice Olga Knipper. Nel 1904 si recò nella Foresta Nera (a Badenweiler) dove morì. Il suo corpo fu trasportato a Mosca e sepolto nel cimitero del monastero Novo-Devičij.

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