Philip Roth, La macchia umana

Il professor Coleman Silk da cinquant’anni nasconde un segreto, e lo fa così bene che nessuno se n’è mai accorto, nemmeno sua moglie o i suoi figli. Un giorno però basta una frase (anzi una sola parola detta per sbaglio, senza riflettere) e su di lui si scatenano le streghe del perbenismo, gli spiriti maligni della political correctness. Allora tutto il suo mondo, la sua brillante vita accademica, la sua bella famiglia, di colpo crollano; e ogni cosa che Coleman fa suscita condanna, ogni suo gesto e ogni sua scelta scandalizzano i falsi moralisti. Non c’è scampo perché «noi lasciamo una macchia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudelta, abuso, errore, escremento, seme: non c’è altro mezzo per essere qui».

«La macchia umana, non per svalutare i precedenti, è il miglior romanzo di Philip Roth. Qui tutto ciò che lo scrittore ha appreso e sperimentato su quell’indefinibile forma chiamata romanzo, l’impatto della società sull’individuo, i costumi, le credenze, i pregiudizi del mondo contemporaneo raggiungono la loro piena realizzazione».
Nadine Gordimer, «The Times Literary Supplement»

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