Alessandro Cinquegrani, Cacciatori di frodo

Alessandro Cinquegrani, Cacciatori di frodo

Tutte le mattine prima dell’alba, una donna esce dalla casa cantoniera giù al fiume, percorre dodici chilometri di un binario morto e si sdraia subito dopo la curva troppo stretta, aspettando il treno .che le faccia rotolare la testa giù dall’argine e nel fiume.. Tutte le mattine, un uomo percorre quegli stessi dodici chilometri per riportare a casa la moglie, sdraiata sui binari subito dopo la curva troppo stretta. Nella sua mente si attorcigliano i fantasmi di un tempo andato, la famiglia, un figlio, un fratello. La vita e la morte, la colpa e l’espiazione. E lungo il fiume, cacciatori di frodo si nascondono: il paesaggio attraversato da Augusto e una tetra parentesi, quasi indifferente, che racchiude una tragedia familiare dai toni biblici, gli echi del Piave, le ombre del miracolo economico del Nord-est e una nuova resistenza. La storia di una dannazione, una corsa a perdifiato verso l’inferno, o forse un vademecum su come diventare cacciatori di frodo, clandestini del pensiero nell’epoca della banalità.

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